L'evoluzione della contro(dis)informazione - R. Lenzi

Dalla via Emilia al Web, Riccardo Lenzi spiega l'evoluzione dell'informazione autentica percorsa in prima persona e ancora percorribile su una strada ed una direzione precise. La trasparenza non è un miraggio.

L'evoluzione della contro(dis)informazione

di Riccardo Lenzi

Era il 2004 quando, in seguito all'elezione di Sergio Cofferati a sindaco di Bologna, uscì il mio primo libro: un istant book* che raccontava le imprese di un gruppetto di cittadini bolognesi accomunati dalla volontà di contribuire al riscatto della loro città: cinque anni prima l'amministrazione era stata consegnata, per la prima volta dal dopoguerra, al centrodestra. Quel manipolo di cittadini senza tessere (“quattro gatti tra la via Emilia e il web”), che decise di chiamarsi L'Altrainformazione, ebbe due potenti risorse a disposizione: l'ironia e la costanza. Il sindaco “civico” Giorgio Guazzaloca venne pertanto ribattezzato Guazzaloni, per evidenziare la sua dipendenza da Forza Italia e dagli altri partiti della nuova destra italiana. Parallelamente ci dotammo di un foglio d'informazione che, per motivi intuibili, battezzammo “Il Resto del Giorgino”. Poi Cofferati si dimostrò non meno inadatto al ruolo del suo predecessore, al che l'ironia e lo smascheramento trovarono un nuovo obiettivo su cui concentrarsi...

A quei tempi avevamo forse maggiore fiducia nella capacità degli italiani di ribellarsi al regime piduista che, ancora oggi, opprime la Repubblica di cui siamo cittadini. Informazione, ironia, intransigenza: le “tre i” che accomunavano riflessioni ed azioni di un numero crescente di cittadini consapevoli. Ben prima dell'avvento del grillismo. Molti di noi avevano accolto con entusiasmo l'appello di Nanni Moretti, partecipando alla stagione dei “Girotondi”. Fu l’esordio di una resistenza civile - tuttora in corso - inaugurata dal grido di dolore di Francesco Saverio Borrelli: il 12 gennaio 2002 l'ex procuratore generale di Milano aveva infatti pronunciato parole che rispecchiavano i sentimenti e le preoccupazioni di molti italiani: «Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave».

Da quando si è ricominciato a scrivere e parlare di P2 (e di P3, e di P4...) - specie in seguito alle inchieste sulle varie “cricche” - ripenso spesso ad una delle azioni di informazione che mi capitò di condividere con Piero Ricca, tra i fondatori di Qui Milano Libera e voce tonante dei cittadini “indignati” che volevano alzare la testa e non rassegnarsi al declino imperante. Era l'inizio del 2006 quando alcuni amici toscani ci informarono di una clamorosa (almeno per noi) iniziativa del Comune di Pistoia: accogliere presso l'Archivio di Stato, con tanto di cerimonia, l'archivio personale di Licio Gelli (“gran maestro” della Loggia segreta P2, condannato in via definitiva per aver depistato le indagini sulla strage alla stazione di Bologna). «Un archivio personale - spiegò la docente di archivistica generale Linda Giuva, consorte di Massimo D'Alema - è come un monumento che una persona fa per lasciare una certa immagine di sé. E lo stesso vale per Gelli. Una parte dei documenti in suo possesso potrebbe non essere pervenuta all'archivio di Stato». Nella nostra ingenuità, due furono le domande che lanciammo sul web: possibile che rappresentanti delle istituzioni ed esponenti della sinistra non avvertano imbarazzo nell'omaggiare personaggi così compromessi nelle trame più torbide della storia italiana? Ed è forse opportuno, in nome della neutralità della cultura, distinguere il mecenate dal piduista?

Nel frattempo Gelli aveva approfittato dell'occasione per lanciare uno dei suoi famigerati messaggi al Palazzo: a margine della cerimonia che lo vide protagonista, definì «presuntuoso» Berlusconi per essersi accostato a Napoleone. E dichiarò di non sapere ancora per chi votare, anche perché «non so se alla fine la sfida sarà tra Prodi e Berlusconi». In realtà Prodi vinse, faticosamente, le elezioni politiche del 2006: anche a causa della legge elettorale (la “porcata” di Calderoli), ne nacquero un governo ed una maggioranza parlamentare azzoppati che, tra i suoi primi atti, partorì l'indulto salva-Previti (un provvedimento che ancora oggi, a dieci anni di distanza, continua a produrre ingiustizie ed impunità).

Sono trascorsi parecchi anni dall'inizio di questa resistenza nonviolenta. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti della politica: le primarie, il Pd, Beppe Grillo, il Popolo Viola, il “tradimento” di Fini (poi scomparso dalla scena), la presidenza di Napolitano, la scomparsa del marchio Fiat, la guerra in Libia, la crisi mondiale e quella greca, la nomina dei governi Monti e Letta, l'arrivo a Palazzo Chigi di un politico fiorentino allevato all'ombra della Margherita di Francesco Rutelli, ecc.

Eppure il tallone d'Achille, la zavorra che mantiene ancora sotto la sabbia la testa di tante persone, si chiama informazione. Ecco perché la cosiddetta controinformazione – che in realtà è informazione tout court – ha ed avrà ancora un ruolo nel disegnare il futuro. A questo proposito mi congedo ricopiando un brano del riconoscimento che pervenne ai quattro gatti de L'Altrainformazione da un misterioso “Anonimo del terzo millennio”; credo possa essere utile a chi continua a ribellarsi ai pensieri unici:

«(...) solo pochi anni fa Amartya Sen crogiolava la sua ironia in amari paradossi. Diceva che il mondo appariva paralizzato da una assurda ed insana convergenza tra ottimisti e pessimisti: perché i primi pensavano di vivere nel migliore dei mondi possibili e i secondi temevano che fosse vero. Per cui nessuno si muoveva più.

Voi invece avete guardato e vi siete mossi, avete avuto la fantasia e il coraggio dell'irritualità. Il plumbeo mondo della informazione e del potere non è riuscito ad ignorarvi e a farvi ignorare, ad applicare cioè la ferrea regola della emarginazione degli atipici.»

*Il libro citato è “L'Altainformazione” (Pendragon, 2004)

Riccardo Lenzi  
Presidente dell'associazione Piantiamolamemoria

Giornalista freelance, dal 2013 sono presidente dell’associazione Piantiamolamemoria, impegnata nella divulgazione, in particolare nelle scuole, della storia dell’eversione, del terrorismo e del crimine organizzato. Ho scritto due libri: Schegge contro la democrazia (con Antonella Beccaria; Socialmente, 2010) e L’Altrainformazione. Quattro gatti tra la via Emilia e il web (Pendragon, 2004). Dal 2003 al 2007 sono stato portavoce dell'associazione L'Altrainformazione.
Ho contribuito alla nascita della Rete Unirsi, composta da tutte le realtà associative bolognesi che, pur riconoscendosi nell'Unione di centrosinistra, criticavano il neo-centralismo dell'amministrazione Cofferati (2004-2009). Ho partecipato alla redazione del periodico on line domani.arcoiris.tv, a cura di Maurizio Chierici.



In Copertina "tra la via Emilia e il Web" grafica

"Quella che lei chiama Bologna, è un cosa grande, che va da Parma fino a Cattolica ... dove davvero la gente vive a Modena, lavora a Bologna e la sera va a ballare a Rimini ... è una strana metropoli ... che s'allarga a macchia d'olio tra il mare e gli Appennini"  dal romanzo Almost Blue di Carlo Lucarelli